mercoledì 19 febbraio 2014

PARTIRE E': VIAGGIARE

“E grazie tante” (sto diventando sempre più fine!)
Sono sempre stata una viaggiatrice, per mia fortuna mia madre soffre di eritema, ma mica roba da ridere eh, quando sta al sole diventa tutta piena di bolle, tipo la carta per imballaggi (ciao Mamy, ti voglio bene, sei la mia mamma preferita, tanto lo so che mi leggi), il che è brutto da dire perché la mia fortuna altro non  è che la sua più grande sfiga, ma ahimè, shit happenes...indi per cui, alla tenera età di non mi ricordo quanti anni, ma sicuramente pochi, ho dovuto dire addio alle vacanze al mare. Tragedia per qualcuno, tripudio di gioa per chi, come me, le vacanze al mare le odia e nuota a stile cane che però annega.
Così, spostata tutta l'allegra famigliola verso le cime Austriache, Slave o del Trentino, e armati di abbondante crema solare total protection, tra una vetta e l'altra infilavamo sempre qualche capitale d'Europa e altre deliziose cittadelle sperdute.
Non sono mai uscita dal continente, purtroppo, ma è una cosa sulla quale sto lavorando e conto, presto o tardi, di mettere il mio 38 di piede un po' in ogni dove.
Ritorniamo alla mia errante famiglia che mi ha fatto la grazia di farmi vedere l'Est, così tra un gulasch a Praga, una gita in barca sul Danubio a Budapest e ancora Lubiana, Bratislava, Monaco, Vienna e altri gioiellini, la piccola Meri che odiava entrare nei musei e aspettava fuori con il cane, diventa un'appassionata di viaggi, e anche di musei.
Arrivata l'età per viaggiare da sola e terminata la gita di maturità tra Parigi e Berlino, festeggio i miei 20 anni a Londra, e l'anno dopo sbarco qui a Bruxelles.
Che enorme fortuna.
Autobus per l'Europa. 40 euro andata e ritorno. Le sentite anche voi le campane che suonano a festa?
E così ho ricominciato da Londra, città dove ho lasciato un pezzo di cuore (romanticona!) e che ogni volta è sempre spettacolare, anche quando il tuo compagno di viaggio decide di passare sei ore in una convention di tatuaggi frequentata da dubbi anziani affetti da evidente sindrome di Peter Pan e ballerine di burlesque. Che bella Londra, che bella la gente che va in giro vestita a Carnevale tutti i giorni dell'anno, che bello che il resto della gente non li degna di un'occhiata. Mi piacerà sempre e conto di tornarci a breve e di fare una capatina al Tate Modern che, per un motivo o per un altro, non sono ancora riuscita a visitare.
Seconda tappa del mio girovagare è stata Amsterdam, che oltre a non far parte del pianeta terra, si è rivelata una città bellissima e particolare, mi raccomando però: lontani dai coffee-shop se volete vedere la città, altrimenti vi ritroverete a passare la notte alla stazione di Rotterdam, assieme alla vostra compagna di viaggio, quattro barboni e la polizia che vi fa sloggiare dalle uniche zone a temperatura vivibile della stazione. Un'esperienza anche questa.
Arrivato Natale arriva anche mia sorella così decido di ritornare anche a Parigi e sto per dire una cosa sconvolgente e antipopolare che mi costerà non poche occhiatacce e forse farà riaprire le ghigliottine MA, proprio non ce la faccio. Bruxelles-Parigi 10 a 0, senza rimettere la palla in mezzo e tutti sotto la doccia, cafoni! Spendo due parole a favore dei musei e di Pigalle, sempre pieno di negozi che strappano un sorriso. Nessuna esperienza da segnalare, se non la pole position per entrare al Louvre, e Mona Lisa mi è sembrata invecchiata.
Così, delusa dalla francia e dai francesi mi muovo (questa volta in treno) verso le fiandre, direzione Bruges. Ecco una cittadella da vedere, meravigliosa Bruges, colorata, un po' antica, coi canali e la gente simpatica e tanta birra buona, come la tradizione belga impone. Non so perché l'avessi snobbata per così tanto tempo nonostante le mille occasioni per fargli una visitina e non mi aspettavo niente di che, ma devo ammettere che mi ha sorpresa in positivo e ci tornerei più che volentieri.
Sto già programmando la mia prossima uscita, che spero mi porti questa volta verso la Germania, così mi sto armando di sudoku, parole crociate e caramelle per affrontare le classiche tre o quattro ore di autobus e andare a scoprire qualche nuovo posto, in attesa di fare un salto in America, che rimane il mio sogno da quando ero una bambina o, perché no, anche in Oriente...me ne hanno parlato bene.

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