martedì 4 febbraio 2014

PARTIRE E': CERCARE LAVORO

Sono alla ricerca di un lavoro perché, in un pomeriggio in cui mi sentivo più coraggiosa che mai, ho lasciato quello che avevo.
Oggi è una di quelle giornate in cui me ne pento e ammetto che da stamattina mi sono chiesta almeno otto volte che cosa ci faccio qui, fino a quando non ho trovato una piccola motivazione, che mi è apparsa come la Madonna a Medjugorje.
L'altro giorno ho comprato il giornale degli annunci e, tra una chiamata e l'altra, sono riuscita a fissarmi un rendez-vous alle ore quattordici presso l''Univers Cafè di Place Dailly 16 (o almeno così credevo), zona della quale ignoravo l'esistenza.
Mi sono alzata alle nove, io che le nove di mattina le conosco solo per sentito dire, ma sapevo che una fetta di torta grande come la mia faccia mi stava aspettando in cucina, quindi mi sono svegliata felice e ho messo a punto un bel programmino di cose da fare, con tutti gli orari calcolati alla perfezione. Dopo aver finito la mia regale colazione e carica come Auriemma quando il Napoli passa la metà campo, mi sono fatta la doccia, lavata i denti, vestita, mi sono seduta sul divano e mi sono addormentata di nuovo.
Mi capitava spesso, a casa, di addormentarmi dopo aver fatto colazione, ma in genere c'era sempre qualcuno che mi veniva a ricordare dei miei impegni. Qui non c'è nessuno, se non la sveglia che imposto regolarmente a mezzogiorno perché vivo con me da quasi ventidue anni e ormai mi conosco abbastanza bene.
Quando mi risveglio esco di casa di corsa, maledicendomi anche in aramaico antico, e arrivo dove devo arrivare (non prima di: aver pranzato con un pezzo di pane, aver scoperto che l'abbonamento ai mezzi era scaduto ieri, essere andata dall'altra parte del quartiere per rinnovarlo e, nel mentre, essere inciampata in una formica). Chiamo Madame non ricordo il nome, titolare del locale. La gentilissima signora, che parla francese peggio di me, mi dice che l'appuntamento era in Place Liedts e dico io, me lo dici ora che sono le due meno dieci e io sono dall'altra parte della città. Allora di nuovo salgo sul bus, scendo dal bus, prendo un tram a caso con l'angoscia di arrivare tardi, IO che ero uscita di casa alla mezza per un incontro che avevo alle due, corro a perdifiato e arrivo, finalmente. nel luogo giusto.
In ritardo di 20 minuti, con il fiatone e senza un polmone che avevo sputato durante la corsa, non riesco ad aprire la porta del bar. Molto bene, mi assumono sicuro. Viene in mio soccorso la titolare, che mi apre e mi fa vedere il bar. Panico. Orrore. Puzza. E' la brace, è colpa del signor Eric-gufo-maledetto.
All'interno del Cafè vuoto e nemmeno troppo pulito, trovo un'altra cameriera alta un metro e ottanta e pesante venti chili con un paio di sassi in tasca, vestita (????) veramente troppo poco e truccata veramente troppo. Io e il mio maglione di due taglie più largo con tanto di renna stampata sopra vorremmo solo scappare, ma decidiamo di sederci e sentire un po'.
Dieci minuti scarsi di colloquio in cui mi è stato chiesto se possedevo la DICHIARAZIONE DI MORALITA' (????) e un qualsiasi documento che certificasse che non ho malattie alle mani (????), entra un cliente che abbraccia con passione la cameriera secca, si fanno l'occhiolino e lei gli fa il caffè. Esco dal locale, un po' amareggiata, con la consapevolezza che forse è meglio cercare un altro posto e la quasi certezza che tanto non troverò nulla di meglio.
Continuo così la mia passeggiata nostalgica con il morale di una che ha bisogno di una terapia, porto in giro un altro po' dei miei curriculum e decido di fermarmi per una Coca Cola in un bar a caso, mi guardo i talloni e vedo due vesciche sanguinanti e una delle mie splendide scarpe nuove mezza rotta. E allora mi viene da dire solo una cosa: vai a cagare vita da immigrata, vai a cagare cercare lavoro, vai a cagare affitto che ho pagato ieri sera e anche tu, abbonamento ai mezzi pubblici.
Finisco di sbraitare da sola come le peggio pazze ed ecco Medjugorje. In un momento di lucidità tra uno sclero e l'altro, vado dal ragazzo che mi ha dato la Coca Cola e gli lascio il mio ultimo curriculum. Lui, gentilissimo e anche discretamente bono, mi fissa un incontro con il titolare del bar di fronte, che cerca personale. Non so quale pudore mi fermi dal lanciarmi addosso al ragazzo Coca Cola, ma ho deciso che se questo colloquio andrà bene, mi presenterò da lui per ringraziarlo e fargli notare che lui è tanto bello e io tanto sola.
Tutto questo per chiedervi di dire due preghierine per me, che se giovedì mi va bene avrò di nuovo un lavoro, in un bar giovane giovane, con un vicino-di-bar davvero niente male e che anche se non trovate un lavoro subito, se il colloquio ve lo fanno Patty e Selma Bouvier imputtanite e se avete passato la giornata a maledire il giorno in cui siete partiti...stay positive sempre, soprattutto se sapete che a casa è rimasta un po' di quella buonissima torta ad aspettarvi . Ai gufi del malaugurio solo una cosa:


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